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Nell’estate 1970 Gabriele Basilico parte da Milano con una Fiat 124, ipotetica destinazione Kabul. È il viaggio iniziatico della generazione dei figli dei fiori, la strada verso l’India, e Basilico ha intenzione di realizzare una serie di foto da vendere a qualche rivista. Il progetto non giungerà a compimento, ma nell’archivio personale quegli scatti furono accuratamente custoditi e il fotografo milanese pensò qualche volta di farci un libro. Come scrive Luca Doninelli nell’introduzione è un “Basilico prima di Basilico”, il reportage tra Jugoslavia, Turchia e Iran – che sarà la meta del viaggio – nel quale si colgono i segni della nascita di una vocazione. (PDF)

Tra il 1987 e il 1994 Parr ha viaggiato per il mondo per un progetto incentrato sulla critica al turismo di massa. Il suo lavoro vuole dimostrare quanto il guardare sia stato rapidamente sostituito dall’urgenza di fotografare, argomento estremamente attuale collegato all’uso sfrenato delle fotocamere dei cellulari. Il turista ha la smania di fotografare e farsi fotografare davanti a siti, monumenti e luoghi importanti senza prestargli davvero attenzione, per poter poi caricare le immagini, uguali ad altre migliaia scattate da altri turisti, sui social come Facebook e Instagram. (video)

Roger Minick afferma che il turista (in questo caso americano) è paragonabile al pellegrino del Medio Oriente che non è in viaggio solo per il viaggio, ma per cercare qualcosa di più profondo. Una volta arrivati alla meta sperimentano il momento di riconoscimento del luogo che hanno prima solo immaginato, arrivano allo stadio di affermazione, che porta il passato e il presente a stare sullo stesso piano e poi inevitabilmente pensano ad un ipotetico futuro. (Link)

50.000 km percorsi con il vento tra i capelli, in movimento continuo, con tanto rischio sulle spalle e l’esperienza come nutrimento. La storia di Mike Brodie inizia a Pensacola in Florida e non ha una meta predefinita. Pochi averi, pochi legami, un solo filtro tra lui e il mondo, quello della sua Polaroid SX-70 che usa per immortalare sensazioni e situazioni della sua nuova vita, ma da cui soprattutto nasce The Polaroid kidd, lo pseudonimo con cui diventa noto sul web. Dopo quel primo treno per Jacksonville, su cui è saltato all’età di 18 anni lasciando casa, scuola e famiglia, munito stavolta di una Nikon F3, trascorre quasi quattro anni attraversando 46 stati d’America, in un coast-to-coast che incarna il viaggio americano per eccellenza: la ricerca di sé e la crescita interiore. (PDF)

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